giovedì 24 aprile 2014

Effetti della perdita di sonno sulla performance cognitiva

Studi clinici e sperimentali collegano i disturbi di sonno con i deficit cognitivi.
In seguito alla perdita di sonno aumenta la propensione al sonno e le funzioni della veglia diventano instabili, compromettendo così la performance cognitiva.

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Il primo studio sperimentale pubblicato sugli effetti della deprivazione di sonno, negli esseri umani, sulla performance cognitiva risale ai 1896 (3 adulti con esperienza di 90h di veglia continua) (Patrick, Gilbert, 1896). Da quel momento in poi sono aumentati gli studi per valutare i cambiamenti comportamentali associati alla deprivazione di sonno. In letteratura sono presenti tre generali tipi di studi (deprivazione totale, deprivazione selettiva e restrizione di sonno) e tre principali variabili (performance cognitiva, performance motoria e umore) (Pilcher, Huffcutt, 1996).
Il paradigma sperimentale della deprivazione totale di sonno è molto utile, ma meno rappresentativo dei disturbi di sonno. Nella società moderna, a causa di molteplici e diversi fattori, è comune più che altro una restrizione cronica di sonno.
Recenti studi dimostrano che 4 o più giorni in cui si dorme meno dei 7 ore per notte comportano un incremento della propensione al sonno (Carskadon, Dement, 1981; Belenky et al., 2003), un decremento della velocità e accuratezza cognitiva (Van Dongen et al., 2003) e un decremento nelle abilità attentive (Dinges et al., 1997; Van Dongen et al., 2003; Belenky et al., 2003).
Studi di neuroimaging hanno confermato questi risultati: in seguito a deprivazione di sonno, parziale o totale, sono stati osservati cambiamenti nelle aree frontali, parietali, sensoriali e talamiche.
È ben documentato, quindi, che, in seguito a deprivazione o frammentazione del sonno, negli esseri umani, si verificano alterazioni delle funzioni esecutive e di problem solving, delle funzioni di attenzione, di apprendimento e di memoria.

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