“Persistente
o ricorrente eiaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale prima,
durante o poco dopo la penetrazione e prima che la persona lo desideri”; questa
è la definizione data dal DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders).
La
terapia cognitivo-comportamentale e quella farmacologica sono gli interventi
attualmente predominanti poiché le uniche la cui efficacia è scientificamente
dimostrata.
La
terapia comportamentale prevede degli esercizi pratici da eseguire da soli e con
il proprio partner; il fine è permettere all’uomo dapprima di osservare i
cambiamenti nei comportamenti sessuali sui quali precedentemente non si soffermava
e poi di apprendere tecniche in grado di ritardare l’eiaculazione. È stato
dimostrato, infatti, che è possibile ridurre il livello di eccitazione sessuale
e reprimere l’impulso eiaculatorio fino al momento desiderato.
Se
la prestazione sessuale dell’uomo non migliora aumenta non solo il suo senso di
frustrazione e insoddisfazione, ma anche quello del proprio partner;
diminuiscono, così, i contatti sessuali, aumentano i dubbi sulle proprie
capacità e si intensificano ansie e paure in grado di innescare, talvolta, un
problema di impotenza secondaria.
La
terapia cognitiva, pertanto, è importante per tutte le problematiche connesse
all’eiaculazione precoce: conflitti all’interno della coppia, ansia da
prestazione, senso di fallimento, ecc.
In
sintesi, gli ingredienti per trattare con efficacia il problema
dell’eiaculazione precoce sono:
1.
la comprensione dell’origine del disturbo;
2.
l’apprendimento di tecniche scientificamente valide;
3.
la presenza di un partner disponibile a collaborare.
Nessun commento:
Posta un commento